Un petizione tira l’altra, ma perché procedere in ordine sparso?
Si moltiplicano gli appelli affinché a partire dal 4 maggio vengano allentate le misure restrittive che impediscono la frequentazione della montagna. Non sarebbe il caso di unire le forze?
Una passeggiata nel bosco, una camminata in montagna, senza assembramenti, nel rispetto della distanza sociale, non mettono a rischio la salute di nessuno, dunque non costituiscono un illecito .
Questa è una delle riflessioni che nove magistrati della Val d’Aosta hanno sottoposto, in qualità di “cittadini”, al presidente della loro Regione in una lettera aperta che lo scorso 21 aprile è rimbalzata su tutti i media.
In un territorio qual è quello valdostano (ma anche altrove, in zone di campagna o collinari su tutto il territorio italiano) ove molti comuni hanno una densità di popolazione assai limitata a fronte di un territorio in gran parte esteso in zona rurale, che pericolosità rivestono le condotte di chi, per sopravvivere alla situazione pesante in cui tutti viviamo, avendo la fortuna di abitare in comune montano – o comunque in zone isolate – (con gli inconvenienti ben noti in condizioni normali, soprattutto in stagione invernale, per spostamenti anche ordinari) faccia una passeggiata nei boschi “osando” allontanarsi anche per qualche chilometro dalla propria abitazione, laddove superate le “quattro case” del paese – proprio nel raggio delle poche centinaia di metri di spostamento consentito od almeno tollerato – si spinga fino alle zone solitarie di montagna dove – se ha fortuna – potrà incontrare forse qualche marmotta, o capriolo o volpe, transitando al più in prossimità di qualche alpeggio, al momento anche chiuso?
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Eppure, con estremo sconforto – soprattutto morale – abbiamo assistito – ed ancora assistiamo – ad ampi dispiegamenti di mezzi per perseguire illeciti che non esistono, poiché è manifestamente insussistente qualsiasi offesa all’interesse giuridico (e sociale) protetto.
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E infine, se superassimo il pericolo da coronavirus lasciando sul tappeto libertà fondamentali e diritti primari di libertà che oggi vengono seriamente posti a rischio da condotte repressive non adeguate rispetto ai fini perseguiti, che risultato avremmo conseguito?
Da parte sua, l’ex sindaco di Pont-St-Martin, Sergio Enrico, il 19 aprile ha lanciato su change.org una petizione, diretta sempre al presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta, che al momento è arrivata a raccogliere 7200 firme (con un obiettivo fissato a 7500) chiedendo, a partire dal 4 maggio, l’allentamento delle misure restrittive relative alle attività all’aperto.
Siamo del tutto consapevoli della gravità dell’epidemia in corso, tuttavia crediamo che le misure per contenerla vadano adeguate a un territorio e a una popolazione, non abbia senso prenderle dalle città ad alta densità e semplicemente applicarle alla montagna.
Chi va a camminare nel bosco da solo o con la sua famiglia, chi va a far legna, a coltivare l’orto, chi porta il suo bambino in un prato non può contagiare né essere contagiato da nessuno.
Il giorno successivo, su iniziativa di Enrica Carmagnola, da Borgo San Dalmazzo, è partita, sempre su change.org un’altra petizione, rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che sostanzialmente avanza le stesse richieste di quella presentata da Sergio Enrico. Finora le firme raccolte sono 1700 su un obiettivo di 2500.
Chiediamo che le prossime misure di contenimento dell’epidemia tengano in considerazione la peculiarità del territorio montano cuneese, presidiato in molti casi da piccole comunità, in gran parte di anziani, che proprio per questo si affidano al supporto di figli, parenti e amici che, pur non risultando proprietari o residenti, si occupano di fare la legna per l’inverno, vangare gli orti e seminar patate, curare gli apiari, fare il fieno e mantenere puliti i prati e i sentieri intorno ai paesi, che verrebbero presto divorati dalle sterpaglie.
E che dire dei frequentatori di sentieri e montagne? È anche grazie a loro che i sentieri rimangono vivi e tracciati.
Precisando che condividiamo appieno le osservazioni e le richieste esposte nei diversi documenti fin qui prodotti, ci chiediamo se non sia il caso di unire le forze e di far sentire un’unica voce al governo, non della regione (delle varie regioni) ma della nazione.
Magari attraverso il Club Alpino Italiano.