Un nuovo “rifugio” a Pian del Re
Un'ex casermetta ristrutturata fungerà da punto di appoggio per gli escursionisti
Sabato 28 ottobre i presidenti del Parco del Monviso, Gianfranco Marengo, e dell’Unione Montana Monviso, Emidio Meirone, e il sindaco di Crissolo, Fabrizio Re, effettueranno un sopralluogo congiunto a Pian del Re per prendere atto dell’ultimazione della struttura che è “nata” dalla bonifica e dal recupero dei ruderi dell’ultima casermetta semidistrutta che, fino a pochi mesi fa, stonava nel contesto naturalistico ambientale del pianoro delle sorgenti del Po.
«Il Parco del Monviso e il Comune di Crissolo, con la collaborazione tecnica dell’Unione, hanno recuperato l’ultimo edificio del complesso delle ex casermette, che da anni era in stato di abbandono e ridotto ad un rudere. Con i fondi messi a disposizione dalla Regione Piemonte, dal Parco e dal Comune, si è mantenuta la traccia storica del vecchio edificio, da cui è sorto un prefabbricato che costituirà, dalla prossima stagione estiva, un utile riparo coperto per gli escursionisti presenti e per le persone in attesa di scendere a valle con il servizio di navette» commenta Gianfranco Marengo, presidente del Parco.
La realizzazione è stata curata dall’Unione Montana dei Comuni del Monviso che ha affidato la progettazione agli architetti Stefano Beccio e Paolo Bovo.
I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Nordica Costruzioni Srl, la spesa complessiva dell’opera è di circa 98mila euro.
«Come sindaco di Crissolo sono soddisfatto del risultato ottenuto grazie alla collaborazione tra il comune ed il parco per la realizzazione della struttura a Pian del Re. Dalla prossima stagione estiva avremo un ulteriore locale utile sia per fornire informazioni e che riparo ai turisti. Ritengo che sia buon esempio di lavoro svolto in accordo e con la collaborazione di enti che operano a favore di uno stesso territorio» , aggiunge Fabrizio Re.
Il fabbricato, di cui rimangono in vista i ruderi, fu costruito tra il 1939 e il 1941 nel quadro del programma di difesa del Vallo Alpino. Fu realizzato – utilizzando manodopera militare – in muratura di pietrame e con tetto in tegole.
Complessivamente le casermette, poste a fianco della caserma dei carabinieri – oggi colonia alpina – potevano ospitare fino a 50 uomini e 20 muli.
I vari edifici furono incendiati dai tedeschi a fine settembre 1943 e poi quasi distrutti dal bombardamento aereo nazista del 30 giugno 1944 scatenato contro i partigiani della 4° Brigata Garibaldi che occupava l’alta valle.
Dopo il recupero a Centro Visita della casermetta posta a destra della colonia, realizzato dal Parco del Monviso con fondi comunitari nel 2011-2013, fino a pochi mesi fa rimanevano solo più i ruderi e le macerie del fabbricato (di sinistra) che storicamente ospitava le cucine, il forno e magazzini per le truppe presenti a Pian del Re nella seconda guerra mondiale.
«Sono state conservate le murature perimetrali esistenti, consolidate e protette al fine di assicurarne la durabilità. La struttura attuale è stata invece concepita partendo dal sistema progettuale dell’epoca, che prevedeva opere difensive in cemento armato supportate da accasermamenti costruiti con una struttura in pannelli di legno poi rivestita da una lamiera» spiegano i progettisti.
L’intervento, che occupa la volumetria interna del fabbricato originale sorgendo dai muri esistenti e riproponendo la medesima pendenza delle falde dalla copertura ormai perduta, è stato realizzato con il medesimo sistema costruttivo: una struttura portante in pannelli in legno rivestiti da una lamiera grecata zincata e verniciata.
«Particolare attenzione è stata posta alla sostenibilità dei materiali utilizzati, anche il ricorso a sistemi costruttivi prefabbricati per la realizzazione dell’involucro edilizio esterno ha permesso la riduzione dei tempi di posa in opera, riducendo l’impatto del cantiere sull’ambiente circostante. I materiali sono stati scelti tra quelli in grado di garantire la maggiore economicità gestionale e di manutenzione».
Dai tre ambienti originari è stato ricavato un unico locale di 13,76 m per 3,64, per una superficie netta pari a circa 50 metri quadrati.
L’edificio, vista la mancanza di una rete pubblica, utilizzerà l’illuminazione naturale proveniente dalle due porte e dagli otto lucernari posti sul tetto.
Il pavimento è stato realizzato in terra stabilizzata, l’interno è completamente in legno.
«Con le economie ancora disponibili contiamo di riqualificare l’area esterna e la zona della sorgente» spiega il sindaco Fabrizio Re.
L’interno sarà arricchito con pannelli informativi su Pian del Re e sul Monviso, essendo prevista la rimozione delle varie bacheche attualmente presenti nell’area della torbiera e del parcheggio auto.
«Per il Parco si tratta del completamento di una serie di interventi svolti in circa 20 anni di attività dell’Ente in quest’area protetta. In particolare questo recupero è stato deciso fin dall’inizio del nostro mandato nel 2016 in accordo con il Comune e, una volta reperiti i fondi, si è riusciti a dare compimento a questo che era uno dei nostri obbiettivi prioritari» conclude il presidente Gianfranco Marengo.
PER SAPERNE DI PIÙ
INQUADRAMENTO STORICO
Nel quadro del programma di difesa del Vallo Alpino, a partire dal 1938 furono progettati e in gran parte realizzati dal Genio Militare diversi interventi sia per il ricovero delle truppe sia per la difesa delle possibili vie di penetrazione dell’avversario.
Le casermette di Pian del Re furono realizzate utilizzando manodopera militare e potevano ospitare, in condizioni normali, 50 uomini e 20 muli. Costruite in muratura di pietrame e con tetto in tegole, erano costituite da due fabbricati ricovero truppa con annesso locale stalla/magazzino, un fabbricato cucina, un fabbricato magazzino, tutti ad un piano fuori terra, e dalla caserma carabinieri, su due piani, ottenuta ampliando una casermetta realizzata per l’Arma nei primi anni ’30. Iniziate nel 1939 furono completate nel 1941.
Le caserme e gli altri edifici militari, realizzati in gran numero nelle vallate alpine negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, furono un buon esempio di progettazione modulare, sia per le dimensioni sia per la capienza, permettendo con poche e prestabilite varianti di realizzare fabbricati idonei alle esigenze dei diversi tratti di frontiera. In particolare le così dette “casermette”, realizzate utilizzando materiali locali e con strutture semplici, potevano essere costruite direttamente utilizzando i reparti militari, adattando solo i modelli standard alle condizioni orografiche dei siti.
Le casermette di Pian del Re furono incendiate dai tedeschi a fine settembre 1943 e poi quasi distrutte, come parte della caserma di Crissolo, da un bombardamento aereo tedesco il 30 giugno 1944, durante le operazioni contro i partigiani della 4ª Brigata Garibaldi che occupavano la valle.
Nel dopoguerra le opere 216 e 220, i relativi bivacchi e gli altri apprestamenti difensivi campali a monte del Pian del Re furono distrutte in applicazione delle condizioni del trattato di pace con la Francia, la caserma di Crissolo e parte di quella di Pian del Re furono recuperate come case alpine.
DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO PRIMA DEI LAVORI
L’edificio era adibito a cucina a servizio del complesso delle caserme di Pian del Re. La costruzione presenta una pianta rettangolare con dimensione maggiore pari a circa 15,10 m e dimensione minore pari a circa 5,10 m per una superficie lorda complessiva pari a circa 77 m2. L’interno era suddiviso in tre locali: il primo locale, ad est, a pianta pressoché quadrata con dimensioni 3,95 x 3,92 m per una superficie netta pari a circa 15,5 m2; il secondo locale, centrale, a pianta rettangolare con dimensioni 2,50 x 3,87 m per una superficie netta pari a circa 9,7 m2; il terzo locale, ad ovest, a pianta rettangolare con dimensioni 3,77 x 3,85 m per una superficie netta pari a circa 14,5 m2; un forno per la cottura del pane e un corridoio di collegamento tra il secondo e il terzo locale, addossato sul fronte principale.
L’edificio era costituito da un solo piano fuori terra.
Le pareti esterne sono costruite in muratura portante di pietrame con finitura ad intonaco. La struttura muraria era complessivamente danneggiata e interessata da fenomeni di crollo parziale e totale in corrispondenza dello spigolo nordovest; il materiale proveniente dai crolli aveva completamente occupato il terzo locale e il corridoio e parzialmente i locali restanti.
La copertura, del tipo a due falde, fu realizzata con orditura primaria e secondaria in legno e manto di copertura in tegole: tutte queste strutture sono state nel tempo danneggiate e rimosse.
Il prospetto principale, rivolto a sud, era scandito da tre aperture rettangolari, le cui dimensioni possono essere desunte dall’unica rimasta integra, avente larghezza pari a circa 105 cm e altezza pari a circa 205 cm. Il prospetto nord era anch’esso scandito da tre aperture rettangolari, delle quali ne rimangono due con larghezza pari a circa 90 cm e altezza pari a circa 108 cm. Tutte le aperture erano coronate da un architrave in cemento armato e dotate di serramenti in legno: questi elementi sono ancora visibili in corrispondenza dell’apertura centrale sul prospetto sud e di entrambe quelle esistenti sul prospetto nord.
Il pavimento era costituito da un battuto grezzo in cemento, ancora visibile nel primo locale.
Press Parco Monviso