Il Sentiero Nanni Lanzetti
Un panoramico itinerario lungo la valle di Chianale,
da percorrere a piedi o in rampichino
testo di Piero Bertoglio – foto di Enrica Raviola
IMMAGINIAMO DI TORNARE INDIETRO NEL TEMPO di 250 anni. Allora la Valle Varaita era molto più popolata di quanto non sia adesso. Il paese più a monte della vallata, Chianale, nonostante i suoi 1797 metri di altitudine, contava, nel 1681,
500 abitanti, che passarono a 480 nel 1751 ea 546 nel 1770: era il più popoloso e il più grande di quelli sparsi lungo il corso del Varaita. Una parte della popolazione trascorreva l’inverno in Francia o Spagna, dedicandosi ad attività fra le più svariate, per tornare a Chianale all’inizio della primavera . L’economia era basata sull’allevamento del bestiame e sulla coltura dei cereali: in quest’ultimo settore i chianalesi erano particolarmente esperti, dal momento che riuscivano a ottenere raccolti abbondanti anche a quote superiori ai 2000 metri. Ma l’elemento fondamentale che faceva di Chianale uno dei centri più importanti del Saluzzese era dato dal fatto che nel Settecento il Colle dell’Agnello costituiva il più frequentato valico dello spartiacque fra il Colle della Croce (Val Pellice) e il Colle della Maddalena (Valle Stura di Demonte). L’accesso dal versante piemontese era transitabile in estate anche a cavallo e la Valle Varaita, priva com’era di fortificazioni , era percorsa da molta gente che poteva raggiungere la Francia senza particolari problemi.
Da Chianale a Costeroux, il primo agglomerato che si incontrava scendendo sul versante opposto e che ora non esiste più, si impiegavano quattro, al massimo cinque ore. Il colle era praticabile anche in inverno, ma in tal caso era opportuno affidarsi ai marrons, guide-portatori del posto che garantivano il viaggio.
La posizione strategica di Chianale si desume dal fatto che esso rappresentava il primo paese “italiano” (dopo 400 anni di dominio francese, la Castellata era stata ceduta ai Savoia nel 1713 nell’ambito dei patti seguiti alla pace di Utrecht) scendendo non solo dal Colle dell’Agnello, ma anche dai colli del Longet, di St. Veran e di Soustra . Esso assunse pertanto un ruolo di primo piano nel corso della Guerra di Successione d’Austria, scoppiata nel 1740, che vide re Carlo Emanuele III di Savoia schierarsi in un primo momento a fianco dei franco-spagnoli, per passare poi alla fazione opposta insieme ad Austria, Inghilterra, Olanda e Russia. A causa di questo “tradimento”, francesi e spagnoli reagirono tentando di attaccare il Piemonte attraverso le Alpi . La conca di Chianale si trasformò in un gigantesco accampamento e si possono immaginare i versanti delle sue montagne, fino oltre Castello (il lago artificiale è stato creato solo nel 1942) come un brulichio di uomini in armi in attesa dell’invasione nemica.
Perché proprio Chianale? Nel settembre del 1742 gli spagnoli si accamparono nei pressi di Barcelonnette, in Francia: temendo l’invasione proprio attraverso i colli più agibili, il re di Savoia mandò delle truppe in Valle Varaita , come è descritto nel diario di don Bernardo Tholozan, parroco di Chianale dal 1734 al 1760. A Chianale si attendarono duemila valdesi: erano in particolare stanziati presso la località Pategùn, sul versante esposto a sud, dove fino all’estate scorsa vi era una grangia poi crollata a causa dello stato di abbandono in cui da decenni si trovava.
Stando alle cronache dell’epoca, i soldati valdesi si resero protagonisti di atti di prepotenza e brigantaggio.
Vennero costruite delle fortificazioni in prossimità di tutti i valichi per ostacolare l’eventuale discesa del nemico. Ma gli spagnoli si spostarono in Savoia, per cui la vallata venne abbandonata dalle truppe di difesa nel mese di ottobre: si fermò solo, per tutto l’inverno, un distaccamento di valdesi.
La situazione cambiò nel 1743, quando le truppe franco-spagnole decisero di tentare l’invasione proprio attraverso il Colle dell’Agnello. La conca di Chianale divenne teatro di guerra e desolazione: vennero infatti sgombrate tutte le case a monte di Castello e per impedire il sostentamento del nemico tutto il fieno venne distrutto e l’orzo non fu raccolto.
Il 3 ottobre gli spagnoli si impossessarono del Colle dell’Agnello e scesero fino a Genzana, oggi borgata di Pontechianale. Ma nei giorni successivi gli invasori non riuscirono a forzare il blocco posto più a valle e furono costretti a ritirarsi, complice il maltempo che accolse le truppe con gelo e abbondanti nevicate. Gli spagnoli risalirono la valle e stazionarono ancora qualche giorno a Chianale, prima di raggiungere il Colle dell’Agnello; anche attraverso gli altri valichi ripiegarono da dove erano venuti, lasciando una scia di cadaveri insepolti da Chianale a Molines che provocarono una peste che fece 70 morti fra i valligiani, e abbandonando i cannoni che vennero recuperati dai piemontesi come bottino di guerra . Lo storico racconta che quella degli spagnoli fu una grave imprudenza: era assurdo infatti, invadere il Piemonte ad ottobre, quando l’inverno avrebbe sicuramente tagliato le linee dei rifornimenti da Oltralpe.
Ma le truppe spagnole ritentarono l’anno successivo, in estate, scendendo nella attigua valle di Blins (Bellino) e cercando di forzare gli sbarramenti che le truppe dei Savoia avevano allestito, fra cui una lunghissima palizzata in legno dalle pendici del Monviso fino al Colle della Bicocca, costata l’abbattimento di migliaia di alberi : sullo spartiacque fra la valle di Blins e la vallata di Ponte e Chianale si combatté la più cruenta e inutile battaglia di quella guerra. Piemontesi e spagnoli si fronteggiarono sul costone che scende dal Monte Pietralunga verso il Monte Cavallo il 16 luglio 1744: da allora la località assunse il nome di “Battagliola”. Lo scontro provocò migliaia di morti da entrambe le parti e si rivelò inutile perché, nel frattempo, l’esercito franco-spagnolo aveva già sfondato le linee nemiche in Valle Stura : ma la notizia con il relativo ordine di sospensione dell’offensiva non fece in tempo a giungere in Valle Varaita.
Un sentiero balcone
Come un gigantesco balcone naturale, il Sentiero Nanni Lanzetti si pone in posizione dominante sulla vallata di Chianale, che 250 anni fa fu teatro degli avvenimenti sommariamente descritti. Lasciandosi trasportare da quel “veicolo” così efficace che è la fantasia, è facile immaginare la disposizione delle truppe intorno al paese di Chianale; la discesa degli spagnoli dal Colle dell’Agnello e la successiva ritirata; l’accampamento dei valdesi al Pategùn; il fieno in fiamme nella piana ora solcata dalla strada provinciale che conduce al Colle dell’Agnello, che non fa altro che ripercorrere, con gli opportuni adeguamenti, l’antico percorso dello Chemin Royal, la via che consentiva i contatti fra la Castellata e il Delfinato.
Il Sentiero Lanzetti, ripristinato dalla Sezione CAI di Savigliano per dedicarlo alla memoria di un suo socio scomparso nel 1990 e attrezzato per mezzo di cartelli indicatori, offre un colpo d’occhio molto suggestivo sulla conca di Chianale e sulla cerchia di montagne circostanti e assume un’importanza di carattere non solo escursionistico e naturalistico, ma anche storico. li suo tracciato ripercorre una delle due vie che conducevano al Colle dell’Agnello e al Colle di Soustra: l’altra era quella che solcava il fondovalle, dopo aver toccato Castello, Ponte, Genzano e Preclaux, un borgo ora scomparso che si trovava a valle di Sellette nei pressi dell’attuale tracciato della provinciale. L’alternativa era costituita dalla strada a monte, che da Genzana si innalzava a Sellette e proseguiva a mezza costa fino al Pategùn, circa 200, 300 metri più in alto.
Il Sentiero Lanzetti ripercorre proprio questo secondo tracciato, abbandonato da tempo, ma del quale esistono ancora vestigia importanti, quali tratti lastricati e muretti di rinforzo a secco. Partendo dal Rifugio Savigliano, di proprietà della sezione omonima e raggiungibile agevolmente in pochi minuti di cammino dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio posto lungo la provinciale, ci si innalza per un tratto lungo la carrareccia che conduce agli impianti sciistici. Dopo un quarto d’ora la strada viene abbandonata e si entra nella borgata Sellette: l’itinerario attraversa l’ampia borgata, in posizione molto panoramica sulla vallata, disabitata da decine d’anni, che tuttavia conserva perfettamente integri esempi significativi di architettura alpina evoluta: archi, balconi, tetti in lose, il vecchio forno per la cottura del pane, suppellettili e mobili in legno. Il percorso prosegue lungo un tratto incassato e protetto da muretti laterali in pietra, quanto rimane dell’antica mulattiera, quindi si porta sul versante che domina Chianale. Il colpo d’occhio panoramico è davvero stupendo: la testata del vallone si presenta in tutta la sua grandezza, con le cime della Tour Real, del Roc de la Niera, della Rocca Bianca e del Pelvo di Chianale. Ecco il “balcone sulla storia” di cui dicevamo: l’escursionista si trova in posizione dominante sul teatro di guerra di 250 anni or sono, che per fortuna oggi è semplicemente una conca naturale di grande bellezza. Il sentiero attraversa una pineta e, dopo aver raggiunto la grangia del Pategùn, scende ancora fra i pini verso le Grange del Rio e incontra lo provinciale per il Colle dell’Agnello.
La Sezione di Savigliano sta studiando il completamento dell’anello in modo da tornare al Rifugio Savigliano dopo aver attraversato Chianale ed essersi portati sul versante idrografico opposto, senza dover percorrere alcun tratto lungo la strada asfaltata.
Aspetti tecnici
L’itinerario è prettamente escursionistico e paesaggistico e non presenta difficoltà tecniche né esposizioni particolari. Il tempo richiesto per raggiungere le Grange del Rio è di circa 3 ore. Il dislivelllo totale è di 500 metri: si parte da quota 1700 per innalzarsi a 2200 e ridiscendere a 2000 metri in prossimità delle Grange del Rio. Si può tornare indietro ripercorrendo a ritroso il sentiero e godendo il panorama sulla bassa Valle Varaita e sulla testata del Monte Nebin, Cugulet e Rastcias e del Colle di Sampeyre; oppure si può scendere su Chianale per mezzo di un sentiero che si innalza sul versante a nord della provinciale, nonché seguire per intero il tracciato della stessa. Presso il Rifugio Savigliano è disponibile un opuscolo guida dell’itinerario. È percorribile in primavera, estate e autunno, ma la sua esposizione a sud consente di usufruirne anche in inverno quando le precipitazioni nevose sono scarse. Con qualche variante è adatto alla mountain bike. Nel mese di agosto è teatro di una gara di marcia alpina.
Da Alpidoc 2, giugno 1992
Aggiornamento
Come accennato sopra, ora è possibile percorrere un anello concatenando il Sentiero Lanzetti con il Sentiero Crotto, che si snoda sul versante opposto, e ritornare al punto di partenza.
Per i dettagli si rimanda alla descrizione dell’itinerario a firma di Carlo Mattio.