Ritratto di Carlo Aureli
Mercoledì 15 maggio la Sezione CAI di Mondovì consegnerà una targa all'alpinista savonese
Per gentile concessione di Fulvio Scotto, anticipiamo la prima parte della sua intervista a Carlo Aureli, savonese, classe 1928, primo salitore, nel 1968, insieme con Mauro Mattioli, della parete nord della Cima delle Saline. Il testo integrale comparirà nel volume di prossima pubblicazione Scalatori delle Alpi Sudoccidentali.
Scotto ha dedicato ad Aureli anche un capitolo (I primi corteggiamenti) del fortunato volume Scarason (Edizioni Versante Sud, 2012).
Mercoledì 15 maggio alle ore 21, nella Sala Conferenze in Corso Statuto 11/D, la Sezione CAI di Mondovì, nel corso della serata con Andrea Parodi, Scalate e avventure tra Mongioie e Marguareis, consegnerà, tramite lo stesso Fulvio Scotto, una targa all’alpinista savonese: un riconoscimento per le sue imprese “tra Tanaro ed Ellero”.
CARLO AURELI, IL CAPOSCUOLA DELL’ALPINISMO SAVONESE TRA ALPI LIGURI E MONTE BIANCO
Carlo Aureli, Carletto per i compagni di cordata, mi riceve nel suo studio. L’ambiente trabocca di ricordi vecchi ormai di mezzo secolo. Scaffali da cui si affacciano libri dall’aria vissuta e che mostrano apertamente le infinite volte che dita amiche li hanno sfogliati negli anni. Riviste impilate, vecchi quaderni che ad aprirli svelano una grafia minuscola, fitta fitta, che vi ha confidato quelle tracce di passate avventure che avrebbero potuto confondersi nella debolezza della memoria umana. Buste ingiallite dal tempo, contenenti vecchie piccole foto in bianco e nero incurvate dagli anni.
Carlo mi mostra due fotografie di suo padre davanti al rifugio, al Monte Rosa, e un’altra in cui lui stesso scia in una nube di neve scattatagli dall’amico Giorgio Gualco…
Infine il quaderno che ha usato quale diario di montagna…
Ripiego il foglio con le domande che mi ero preparato e lo ripongo in tasca… non serve… non riesco a usarlo. Carletto parla da solo e si perde lui stesso in ricordi di oltre sessant’anni prima, gli anni della guerra, lui sfollato con la madre in montagna, e poi le ascensioni: il Cervino, il Monte Bianco su itinerari allora di tutto rispetto come la Major o una via nuova al Mont Blanc du Tacul. In Dolomiti le Torri del Vajolet e poi le Lavaredo.
Qui da noi il Gruppo del Marguareis e le prime esplorazioni delle rocce del Mongioie in Val Tanaro, che Carlo seppe vedere come piccole Dolomiti, e quindi il Corno Stella, e le arrampicate sulle piccole strutture rocciose di Sciarborasca, la palestra, a cercare di risolvere dei passaggi difficili per affrontare poi ascensioni impegnative e vie nuove in montagna. E tanto scialpinismo come la prima traversata integrale delle Alpi Liguri e Marittime…
Io, per contro, mi intrometto a raccontargli di aver ripetuto la sua via alla temuta Nord delle Saline, e allora leggo soddisfazione nel sorriso del suo sguardo, che vuole apparire stupito, quando gli dico di averla trovata impegnativa… Un po’ di tempo dopo, al telefono, lo sgriderò per aver valutato troppo modestamente le difficoltà di una via aperta al Mongioie nel ’54 e mai ripetuta fino a una nostra visita nel 2017: difficoltà assolutamente al di sopra dello standard dell’epoca nelle Alpi Sudoccidentali. Anche questa volta, pur attraverso la cornetta, colgo un sorriso sornione all’altro capo del filo…
Savona, la città di Carlo Aureli, è un paesone di mare, lo sanno tutti, storico porto del Piemonte. Ma a pochi chilometri, a fargli da sfondo sia a ponente che occidente si alzano due gruppi montuosi che raggiungono i milleduecento e i milletrecento metri. E in mezzo, di qua e di là, valloni con rocce e falesie che sono divenute negli ultimi decenni frequentati centri di arrampicata. Non è quindi un caso se tra i savonesi si è sempre evidenziato un marcato interesse per la montagna nei suoi diversi aspetti, tanto che già dal 1884 venne costituita una locale Sezione del Club Alpino Italiano, la quarantottesima in Italia, soli quattro anni dopo la sezione Ligure fondata a Genova nel 1880.
In questo contesto, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, muove i primi passi quello che diverrà poi per un trentennio figura di riferimento ed elemento trainante nell’affermarsi di un alpinismo locale, Carlo Aureli.
Sarà lui, tra i savonesi, a spingere maggiormente verso un’attività più scalatoria quell’alpinismo di stampo classico che vi si praticava principalmente in precedenza. Sarà il primo ligure a conseguire entrambi i brevetti INA e INSA* e soprattutto per quanto ci riguarda sarà il primo, a parte un paio di puntate di Sandro Comino da una parte e Francesco Salesi dall’altra, a guardare con occhio alpinistico e porre le mani, cogliendone obiettivi di “carattere dolomitico” tecnicamente impegnativi, sulle pareti di calcare della Val Tanaro.
*INA: Istruttore Nazionale di Alpinismo.
INSA: Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo.