Non va tutto bene!
Dal Rifugio Valasco, scene di ordinaria barbarie nell'era post lockdown. Come scrive Enrico Camanni, il virus distanzia una volta di più chi conosce la montagna, quindi la rispetta, da chi la considera una spiaggia d’alta quota, la fuga di un’ora, il piacevole non luogo
A commento delle immagini postate martedì 2 giugno, Festa della Repubblica, sulla pagina Facebook del Rifugio Valasco (Parco Alpi Marittime, Valle Gesso), accanto alle considerazioni del gestore, riportiamo quanto, lo stesso giorno, ha pubblicato Enrico Camanni sul proprio profilo social.
Che altro aggiungere?
Forse che, Covid o non Covid, il lockdown, o per lo meno i servizi sociali a certe persone andrebbero prescritti a prescindere…
Per non parlare del fatto che evidentemente, sensibilità ambientale a parte, il tasso di analfabetismo è in preoccupante crescita, visto che nessuno sembra in grado nemmeno di leggere i cartelli affissi “a scanso di equivoci”, sopra i bidoni della raccolta differenziata, desolatamente vuoti!
COMPLIMENTI…
Volevamo ricordare a tutti che a 2 metri da questo scempio ci sono i bidoni della differenziata.Premesso che i marchi di birra e di vino ( messo ad invecchiare accuratamente in luogo sicuro, oppure voleva essere utilizzato come prodotto sanificante?) non sono venduti dalla nostra struttura, ne tanto meno il contenuto dei sacchetti di nylon ( accuratamente verificato) mi chiedo il senso CIVICO dove sia finito.
Se il livello di inciviltà continuerà, l’utilizzo dei bagni del rifugio, d’ora in poi, sarà soggetto a pagamento.
CI SCUSIAMO fin da ora con i tanti clienti ineccepibili che sono venuti a farci visita in queste giornate per il disservizio creato con la toilette e lo scempio lasciato intorno alla struttura.
Andrea Cismondi
LA MONTAGNA AL TEMPO DEL COVID
Due mesi fa, in piena emergenza, mi hanno scritto dalla Regione Piemonte per avere lumi sul turismo dolce, Sweet Mountains, ecc. Dicevano che si prospettava un’estate particolare, parlavano di turismo di prossimità, riscoperta delle valli dimenticate…, sembravano sinceri.
Non lo erano, perché è impossibile cambiare un sistema se prima non si è pensata e condivisa una riconversione.
L’emergenza è una pessima consigliera; l’ultimo assalto pre lockdown, sabato 7 marzo, era la folla di sciatori contagiosi alle funivie, il primo assalto dopo la riapertura è la stessa cosa in versione estiva: strade invase dalle automobili, prati invasi dai cittadini, piatti di plastica e mascherine in mezzo ai fiori.
E poi i rifugi, che sono un po’ i mediatori culturali tra le terre basse e le terre alte, quest’estate dovranno limitare le funzioni, quindi non è vero che il Covid aiuterà la montagna. Probabilmente aiuterà il rumore del mordi e fuggi, anche se almeno riempirà la seconde case. Sicuramente favorirà il distanziamento sociale, nel senso che distanzierà una volta di più chi conosce la montagna, quindi la rispetta, da chi pur abitando ai piedi delle Alpi non la conosce affatto, dunque la considera una spiaggia d’alta quota, la fuga di un’ora, il piacevole non luogo.
Se penso che Torino avrebbe dovuto diventare la città delle Alpi con le Olimpiadi del 2006 e Milano vorrebbe addirittura far meglio nel 2026, direi che c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare.
Non con gli impianti e il cemento, con la cultura.
Enrico Camanni