Il Club Alpino Accademico Italiano e il suo Annuario
Dal 1908 il sodalizio che riunisce i più forti alpinisti italiani dà alle stampe una prestigiosa pubblicazione, un concentrato di esperienze e punti di vista su un'attività che guarda al presente senza dimenticare il passato
Secondo la definizione del Vocabolario Treccani, il Club Alpino Accademico Italiano è una “associazione alla quale sono ammessi (dopo una rigidissima selezione) quei soci del Club Alpino Italiano che abbiano svolto attività alpinistica non professionale di particolare difficoltà per un periodo non inferiore ai cinque anni (e che sono chiamati accademici)”.
Fondata nel 1904 a Torino in seno al CAI locale, riuniva gli “alpinisti senza guide”: all’epoca la maggior parte delle persone che frequentavano la montagna si avvaleva infatti di guide locali, professionisti che, oltre alla conoscenza del territorio, garantivano esperienza e competenza in campo alpinistico; solo gli alpinisti più forti potevano permettersi di farne a meno.
Come sottolineò Ettore Canzio, primo presidente del sodalizio, «il Club Alpino Accademico è una vera scuola di alpinismo, in cui i giovani dotati di felici disposizioni fisiche e morali, e di molta buona volontà, possono avere, nel contatto facile e continuato con alpinisti pratici e maturi, l’ammaestramento e insieme l’esempio, e in cui qualunque alpinista può trovare l’ambiente favorevole allo sviluppo ed al perfezionamento delle qualità e delle cognizioni indispensabili nella pratica della montagna.»
Ancora Canzio: «Che cosa c’è negli scopi del CAAI che non sia voluto dal Club Alpino ltaliano, e cosa può fare quello, che non potesse fare questo? È presto detto; il Club Alpino Italiano non è una scuola d’alpinismo; è una riunione di persone che si interessano alla montagna, e ai rapporti che l’uomo ha con essa in materia di sport, ma non è una scuola».
Forse non tutti sanno che al CAAI si deve l’installazione, a partire dal 1925, dei primi bivacchi fissi, strutture di lamiera poste nei luoghi di interesse alpinistico più isolati per fornire un rifugio di fortuna a coloro che si fossero trovati in quelle zone.
Nel 1930 il CAAI fu sciolto per decisione del governo, che stava riorganizzando le associazioni sportive, e i soci vennero trasferiti alle rispettive sezioni del CAI di appartenenza; tuttavia l’anno successivo il CAI ricostituì il Club Alpino Accademico come sezione a sé stante.
Vista l’impossibilità di una gestione completamente autonoma dal punto di vista sia organizzativo sia finanziario, il CAAI si separò dal CAI nel 1947 per rientrarci nel 1954 come sezione nazionale, al pari con l’Associazione Guide Alpine Italiane.
Negli anni seguenti il CAAI continuò a riunire i più forti alpinisti italiani, i quali contribuirono alla pratica alpinistica soprattutto con l’apertura di nuove vie e la pubblicazione di guide.
Come si legge sul sito del CAAI, «il “vero” alpinista accademico non è l’alpinista “estremo”, specialista della roccia o del ghiaccio che vi è ammesso “per forza di cose”, ma l’alpinista completo, che ha al suo attivo numerose salite di grande difficoltà su ogni tipo di terreno, ha una solida preparazione culturale ed è consapevole degli impegni che assume verso il Club a cui chiede di appartenere. Spetta ai soci presentatori il compito di individuare questi candidati tra gli alpinisti delle loro Sezioni.»
Oggi il CAAI conta circa 300 iscritti ed è diviso in tre gruppi – occidentale, centrale e orientale –, corrispondenti alla zona delle Alpi dove i soci svolgono o hanno svolto la maggior parte della loro attività alpinistica.
Il primo annuario del CAAI, poco più di 100 pagine, fu dato alle stampe nel 1908. Da allora la pubblicazione documenta l’evoluzione dell’alpinismo sulle Alpi e nel mondo, proponendo agli appassionati approfondimenti storici, culturali e di pensiero per un alpinismo libero, ecocompatibile e rispettoso della storia, delle tradizioni locali e orientato alla conservazione dei valori originari di avventura, impegno e lealtà di approccio.
L’ultimo “tomo”, datato 2019, di pagine ne conta ben 320. È a tutti gli effetti un volume di grande spessore, sia per la mole sia per i contenuti: il sommario è suddiviso in sei sezioni, ognuna delle quali racchiude una serie di articoli generosamente illustrati; al fondo, l’elenco dei soci nuovi, vecchi e defunti…
Tra i contributi di maggior interesse per chi frequenta le montagne d’Oc, spiccano quelli di Adriano Mattio (Il solitario re di ghiaccio. Suggestioni sul Monviso) e di Andrea Parodi (Vie nuove tra arte e avventura).
Altre firme ben note al pubblico di Alpidoc sono quelle di Alessandro Gogna e di Enrico Camanni. Ma a dire il vero non c’è che l’imbarazzo della scelta: a seconda degli interessi, si può spaziare dai Momenti di Alpinismo ai Pensieri di Alpinismo alle Storie di Alpinismo, ai Ricordi di Alpinismo ai Numeri di Alpinismo e trovare pane per i propri denti…
Il titanico lavoro di redazione è opera di due accademici di chiara fama: Mauro Penasa, presidente del Gruppo Occidentale e Fulvio Scotto, curatore tra le altre cose della Cronaca alpinistica della nostra rivista. La pubblicazione è realizzata e commercializzata da Idea Montagna, casa editrice padovana sul cui sito (www.ideamontagna.it) si può ordinare il volume in questione, ed eventualmente anche quelli precedenti fino al 1992.
Per consentire di “navigare” tra gli arretrati, sul sito del CAAI, alla pagina Relazioni e pubblicazioni (in Chi siamo), è stato recentemente messo on line un utile strumento di consultazione, Quarant’anni di annuario CAAI, parte prima e parte seconda, in cui sono visualizzabili le copertine, i sommari e alcuni articoli comparsi sui numeri pubblicati dal 1981 al 2019.
Se un appunto è consentito, forse l’impostazione grafica dell’Annuario non è di quelle che maggiormente agevolano la lettura: pur comprendendo la necessità di limitare il numero di pagine, il corpo del testo e l’interlinea ridotti, nonché l’uso, nell’edizione 2019, piuttosto abbondante dei fondini azzurro scuro rendono alquanto faticosa l’immersione in queste fitte pagine. Ma prendetele come considerazioni da persona affetta da presbiopia galoppante…
Club Alpino Italiano Accademico, Annuario Accademico 116/2019, Idea Montagna, 320 pagine, 18 euro.