Si è spento Fausto Alvazzi Delfrate, storica figura di riferimento della Sezione CAI di Savona
Dal 1995 al 2004 aveva ricoperto il ruolo di presidente del sodalizio
La Sezione di Savona del Club Alpino Italiano perde un esponente di spicco: si è spento a 83 anni Fausto Alvazzi Delfrate, che è stato presidente del sodalizio dal 1995 al 2004.
Persona schiva ma determinata, ha dato una spinta vitale alla sezione, volendo che fosse presente nelle Commissioni Regionali e negli Organi Centrali del CAI, individuando fra i soci le persone più adatte a rappresentarla e capaci di portare un contributo autorevole e fattivo.
Ha profuso molte energie nella Scuola di Alpinismo e Scialpinismo, di cui è stato direttore negli anni Novanta del Novecento, attento alle persone che dimostravano buone capacità tecniche, ma anche predisposizione a trasferire le nozioni utili per un approccio all’alpinismo indipendente e sicuro.
Era un grande appassionato di montagna e ottimo sciatore, lui che veniva dalla Valle di Susa e dal mare progettava escursioni in buona parte dell’arco alpino, per conoscere, condividere e scoprire nuovi “terreni di gioco” – per dirla con le parole di uno dei padri dell’alpinismo moderno, Leslie Stephen – e poi spingersi anche verso le montagne extra europee, con una visione dell’escursionismo e del trekking che anticipava quelli che sarebbero poi stati approcci condivisi anche da guide turistiche, forse con minore spirito d’avventura.
I sentieri: quanti ne aveva cercati, seguiti, percorsi con un passo lento e regolare, di quelli che ti portavano lontano, verso mete che neppure avresti pensato di poter raggiungere. Ma anche quanto amore per i sentieri, ai quali dedicava la manutenzione con un gruppo di persone che con forcola, sega e vernice lo seguivano fra la fatica e il piacere della condivisione. Sì, perché era difficile dire dei “no” a Fausto quando lanciava una nuova iniziativa o un’avventura inedita per il nostro sodalizio.
La collaborazione con l’Università della Terza Età è stata un altro filone da lui inaugurato che si dipanava tra la presentazione delle gite o dei viaggi dei soci e incontri con futuri o aspiranti viaggiatori, scalatori o sciatori.
I grandi spazi della montagna potevano essere attraversati in un giorno, più giorni, o settimane. Grande importanza avevano per lui i rifugi alpini, luoghi di accoglienza e riparo, e ingenti energie aveva profuso per il nostro Rifugio Savona in Valdinferno e per la ricostruzione del Rifugio al Laus in Valle Stura. Non ci è dato di sapere quanti sono stati i viaggi, da solo o in compagnia dell’amico Pietro Beltrametti, fatti per seguire la trasformazione del vecchio ricovero nell’attuale rifugio non lontano da Bersezio. Quel che è certo è che Fausto era una di quelle persone che gli impegni li manteneva, costasse quello che costasse, e, nel dare la rotta, era il primo a seguirla per realizzare quella “visione” della sezione, del gruppo, del sodalizio che era un cammino, in questo caso una metafora, del costruire insieme.
Mi piace concludere con la frase che appare in esergo alla pubblicazione, edita inoccasione delle celebrazioni per i 100 anni dalla fondazione, nella quale è narrata la storia della Sezione di Savona:
«Nella fede di ritrovarsi un giorno, sopra una vetta, dove non si pianga più».
Donatella Ferrari
Presidente CAI Savona
In apertura: foto di Nathalie Latreille