Ricordando Corrado Casinovi
Ci sono cose nella vita che accadono senza che tu possa farci niente e fermano il tempo in attimi unici che non vorresti mai vivere, ma succedono e ti rendono un po’ più solo… o forse no.
Ci sono cose della vita che a un certo punto accadono senza che tu possa farci niente e fermano il tempo in attimi unici e irripetibili: momenti di gioia, di tristezza, di esaltazione, di sconforto, di paura. Il mare di nubi all’alba sotto il Bivacco Costi, una nevicata d’agosto all’Alpe Poiala, il bivacco sul Ghiacciaio della Tribolazione, l’uscita in cima al Pizzo Badile dopo un viaggio sulla sua Nord, una valanga che ti sfiora scivolando dal Rocco Verde, la salita di una via ad Andonno con la migliore compagnia che potevi desiderare in quel momento, le risate di un amico sulla Serriera dell’Autaret, una pietra che ti rotola sotto il piede nel punto più facile della discesa e ti fa andare a gambe all’aria.
Ci sono persone che a un certo momento della vita arrivano senza che tu possa farci niente e cambiano la tua esistenza con attimi unici e irripetibili che vorresti non finissero mai perché, che siano di gioia, di festa, di fatica e di contrasto, ti rimangono dentro come un tatuaggio sull’anima e fissano volti, tempi e luoghi in qualche angolo della memoria che ogni tanto vai a spolverare con un sorriso.
Certe persone le incroci per caso e ti lasciano un segno per la loro unicità e ti accorgi che non è solo una tua impressione ma un sentimento condiviso, perché piano piano entrano nel tuo gruppo di amici di vecchia data e si prendono il loro spazio (uno spazio grande e grosso…) senza disturbare nessuno, anzi diventando il nuovo collante di tanti elementi che, forse solo per timidezza, non si erano finora rivelati.
Un giorno, non saprei nemmeno più l’anno figuriamoci il giorno, ebbi la fortuna di incontrare Corrado, “il Cista” per gli amici di Magliano Alfieri, il suo paese. Venne a Cuneo per iscriversi al corso di alpinismo organizzato dalla Scuola Gianni Ellena del CAI; un allievo decisamente particolare, con alle spalle un numero impressionante di salite sulle cime delle Alpi Marittime ma soprattutto Cozie (amava e frequentava Acceglio da anni) raggiunte dalle vie normali e non solo, tutte comunque con un comune denominatore: grandi dislivelli e roccia di dubbia qualità.
Col tempo il Cista divenne uno di noi, un istruttore della Scuola Gianni Ellena, sempre pronto a saltare sulla sua vecchia Panda rappezzata con nastro americano e filo di ferro per raggiungerci nei luoghi di ritrovo e portare la sua carica di entusiasmo e simpatia.
Non era certo un cultore del grado e un gran tecnicista, però era una bella persona (aperta e diretta anche quando sarebbe servita un po’ più di diplomazia e un po’ meno di cocciutaggine) che legava con tutti con facilità e che non passava inosservata, se non altro per la sua risata “monumentale”.
A settembre, quando l’autunno ha appena iniziato a ricolorare le montagne, si ha sovente la fortuna di trovare giornate bellissime lassù, in alto, dove i boschi lasciano lo spazio ai pascoli e questi alle rocce fino a perdersi nel blu del cielo; gli alpinisti aspettano questi momenti come i bambini la vigilia di Natale: si preparano nel freddo dell’ombra per sbucare poi sopra le nuvole e fare il pieno di bellezza e fatica.
24 settembre 2005: è una giornata magnifica, ideale per una traversata della Serriera dell’Autaret e Alberto e Corrado si scambiano battute e fotografie sulla cresta rocciosa fino al suo punto più alto da dove già si intravede il sottostante sentiero e il colle che delimita la fine delle difficoltà.
È una salita da non prendere alla leggera, ma fattibile senza bisogno di corde per chi ha dimestichezza con certi ambienti; il tempo è bello, la compagnia è quella giusta e i due amici sono proprio nel posto dove vorrebbero essere in quel momento.
La discesa poi è agevole e sicura, con i prati sempre più vicini, tanto da poter decidere se continuare a pestare roccia o tornare sull’erba.
Ma sì dài! Siamo alpinisti! Facciamo ancora gli ultimi metri sulla cresta, tanto qui ormai è tutta una cengia di pietre, un piede qui e uno là, prestando solo attenzione a quelle che ti possono rotolare da sotto le scarpe, perché basta un attimo ed è facile andare a gambe all’aria e picchiare la testa su uno spuntone…
Ci sono cose nella vita che accadono senza che tu possa farci niente e fermano il tempo in attimi unici che non vorresti mai vivere, ma succedono e ti rendono un po’ più solo… o forse no.
Il 24 settembre 2005 ho – abbiamo – perso un amico, Corrado Casinovi, “il Cista”.
Ci mancherà per sempre, ma il suo ricordo, anche dieci anni dopo, ha riunito tutti i suoi amici alla grande festa organizzata a Magliano Alfieri in suo onore. E non la si fa per tutti una rimpatriata così, ve lo garantisco.
Sono sicuro che ne sarebbe stato contento: ancora sento la sua risata.
Roberto Ghibaudo