Peste suina africana: in 114 comuni di Piemonte e Liguria vietati per sei mesi escursionismo e cicloescursionismo
Lo stabilisce un'ordinanza dei ministeri della Salute e delle Politiche Agricole, che bandisce anche altre attività quali la caccia, la pesca, la raccolta funghi e tartufi
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, non è, invece, trasmissibile agli esseri umani e ad altre specie, cani compresi.
Lo scorso 7 gennaio il Centro di Referenza nazionale per le pesti suine (CEREP) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche (IZSUM) ha confermato la presenza del virus di Peste suina africana (PSA) in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel Comune di Ovada, in Provincia di Alessandria, il cui genotipo coinvolto è il genotipo 2, attualmente circolante in Europa, e successivamente sono stati confermati altri due casi in due carcasse rinvenute rispettivamente, una a circa 20 chilometri dalla prima, nel comune di Fraconalto (AL) e l’altra nel comune di Isola del Cantone (GE).
Fino ad allora, l’Italia (esclusa la Sardegna) era indenne dalla suddetta malattia, e «pertanto è fondamentale porre in atto ogni misura utile ad un immediato contrasto alla diffusione della stessa e alla sua eradicazione a tutela della salute del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale e degli interessi economici connessi allo scambio intra UE e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati».
Le Regioni Liguria e Piemonte hanno individuato rispettivamente 36 e 78 comuni inclusi nell’area infetta.
Quelli piemontesi rientrano tutti nella Provincia di Alessandria. Quelli liguri comprendono buona parte dell’entroterra genovese a partire da Arenzano fino a Sori, compresi Crocefieschi, Davagna, Isola del Cantone, Lumarzo, Masone, Mele, Mignanego, Montoggio, Ronco Scrivia, Rossiglione, Sant’Olcese Savignone, Serra Riccò, Tiglieto, Torriglia, Valbrevenna e Vobbia.
Per quanto riguarda Savona sono coinvolte le zone dei comuni di Albisola Superiore, Celle Ligure, Pontinvrea, Sassello, Stella, Urbe e Varazze.
Come sottolinea la LAC, Lega Abolizione Caccia
indagini evidenziano che la peste suina africana si genera e si diffonde in quegli allevamenti intensivi di maiali, dove le condizioni igienico-sanitarie sono pessime e nei quali ci sono animali malati che fanno da “incubatoio” e quindi da diffusori del virus.
Come farebbero quindi i cinghiali, che sono animali selvatici e che vivono nei boschi, a contagiarsi con i maiali infettati dalla peste suina ed in più rinchiusi negli allevamenti a circuito chiuso?
L’unico modo che ci viene in mente sono quegli allevamenti allo stato brado, spesso abusivi, dove per la “moda” culinaria in voga oggi, vengono allevati insieme e fatti poi incrociare i cinghiali con i maiali, quest’ultimi provenienti, guarda caso, proprio da quegli allevamenti intensivi, dove come abbiamo visto è estremamente facile ammalarsi di peste suina! Da questi allevamenti, anch’essi peraltro mal tenuti e poco controllati, è molto probabile poi che qualche individuo malato di peste suina possa scappare e quindi andare ad infettare i cinghiali selvatici. La cui popolazione italica, comunque, dai dati in nostro possesso, non risulta al momento malata di peste suina.
Qui è possibile leggere il testo dell’ordinanza ministeriale congiunta (probabilmente in bozza, malgrado la firma digitale, visti un paio di refusi di datazione…).
Un interessante articolo che fornisce parecchie informazioni in merito ai pericoli correlati alla diffusione del virus lo si può leggere qui.
Infine un documento dell’ASL 02 Lanciano-Vasto-Chieti Dipartimento di Prevenzione su Il cinghiale come fonte di malattie infettive per il bestiame e per gli uomini.