Il Corno Stella è la montagna più conosciuta delle Alpi Marittime per la particolarità della sua struttura (la normale di salita presenta difficoltà di quarto grado), per la bellezza e la compattezza della roccia, per la grande varietà di itinerari che possono soddisfare le più diverse esigenze.
La parete sud-ovest è suddivisa in due settori: lo zoccolo e la parte alta, separati da unʼampia cengia che la attraversa. Dalla prima salita (De Cessole, Plent e Ghigo, 1903) a oggi sono stati aperti sulla parete decine di itinerari, qui hanno lasciato la loro firma tanti “grandi” dellʼalpinismo, in tempi e modi differenti.
Unendo una via moderna sullo zoccolo, il Pilastro di Oscar, e una classica come la parte superiore della via storica Campia, si ottiene un itinerario con difficoltà omogenee attorno al quinto grado, ma con due tipologie di protezioni differenti, due stili, appartenenti a generazioni diverse. Il risultato è una combinazione di dieci lunghezze che nella parte inferiore ricerca la migliore roccia rimanendo su difficoltà contenute, mentre nella parte alta segue le fessure che percorrono le grandi placconate lavorate dallʼerosione dellʼacqua, con alcuni tratti davvero unici.
Prima salita: Campia: M. Campia, G. Ellena, R. Nervo, 15 luglio 1945 (con uso di soli 4 chiodi); Pilastro di Oscar: A. Grillo e M. Oddone, 25 luglio 1998
Roccia: gneiss, da buona a ottima.
Difficoltà: 5c max, 5b obbligatorio.
Dislivello: 370 m (+ 150 m per raggiungere la croce di vetta dal punto di uscita sul plateau sommitale), sviluppo circa 420 m.
Tempo di salita: 3,5-5 ore.
Materiale: 2 corde 50 m, 10 rinvii, friend e nut medio-piccoli, cordoni e fettucce, martello per controllare i chiodi specialmente a inizio stagione.
Accesso stradale:da Cuneo si risale la Valle Gesso fino alle Terme di Valdieri. Quindi si prosegue sulla sinistra in direzione Piano della Casa per circa 3 chilometri, fino allʼampio parcheggio (quota 1600 circa) dal quale parte sulla sinistra, il sentiero per il Rifugio Bozano.
Avvicinamento: il Rifugio Bozano (2453 m) è raggiungibile con un paio dʼore di bella camminata in uno dei valloni più suggestivi delle Marittime. Percorrendolo la sera, prima del tramonto, si può capire perché questo angolo di montagne fosse stato definito da Giampiero Motti, autore di una monumentale storia dellʼalpinismo, un vero e proprio Shangri-La. Dal rifugio ci si porta nel punto più basso dello zoccolo (15 minuti) e poi spostarsi una trentina di metri a destra (sono visibili gli spit di due linee di salita: Pilastro di Oscar è quella di sinistra, a destra parte la Carlo Rossano).
Salita.
Via Pilastro di Oscar
Dalla cengia si risalgono facili gradoni fino a raggiungere il punto più alto contro la parete.
Via Campia (attenzione: a inizio stagione o dopo abbondanti piogge la via può avere colate dʼacqua, comunque già visibili dal rifugio).
Si supera una fessura che permette di raggiungere una cengia obliqua verso sinistra che con difficoltà decrescenti porta a guadagnare il plateau sommitale del Corno, in corrispondenza delle soste per le calate. Da qui si può raggiungere facilmente la croce di vetta in 15 minuti.
Discesa: ci sono diverse possibilità di calata e tutte sono ben descritte nelle guide reperibili al rifugio. A seconda del numero di cordate che si incontrano sulle linee di calata, per la discesa possono essere necessarie 1.30-2.30 ore. Se si sceglie di scendere con le doppie a fianco della via percorsa si segue una linea di 3 calate: la prima verticalmente fino a una grande scaglia, la seconda e la terza spostandosi sempre leggermente verso destra (faccia alla parete) a fianco della Campia, arrivando così allʼattacco. Si raggiunge il camminamento più basso delle cenge (dove si è arrivati con il Pilastro di Oscar) e presso un marcato intaglio si trova la sosta per la calata che con 50 m, porta a un evidente sentiero che taglia i prati. Lo si percorre fino al termine dove si trova attrezzata una sosta. Con unʼultima doppia (50 m esatti!) si raggiunge la pietraia e da qui per tracce il rifugio. Volendo interrompere la salita dopo il Pilastro di Oscar, oltre che per la cengia si può scendere dallʼultima sosta in doppia lungo la via.
Arrampicatore attratto dalle pareti più appartate e dimenticate, Ilario Tealdi, cuneese, ha partecipato all’apertura di numerose nuove vie “ingaggiose”, in particolare con l’amico e storico compagno di cordata Enrico Manna. Fa parte della Scuola di Scialpinismo Ellena del CAI Cuneo, è accompagnatore di Alpinismo Giovanile, volontario del Soccorso Alpino e direttore del periodico sezionale Montagne Nostre.