Alpidoc 96

Sommario

QUESTIONARIO
Chi è il lettore di Alpidoc?
Un escursionista incallito
Enrica Raviola

SENTIERI&RIFUGI

EXPLOIT
Snowboarding Argentera
Luca Borgoni

TREKKING
Percorsi Occitani, diario di viaggio
Enrica Raviola

ALPINISMO
Giochiamo alla spedizione
Paolo Castellino

FOTOGRAFIA
Fotosensibili #2 Oreste Villari
Enrica Raviola e Nanni Villani

CONFINI & CONFINATI
Elva-Lipari sola andata
Daniela Bernagozzi

BOTANICA
La vita è bella perché ci sono i fiori
Nanni Villani

Chi è il lettore di Alpidoc? Un escursionista incallito

I risultati dei sondaggi sono un po’ come quelli delle elezioni; bisogna accettarli nel bene e nel male, pazienza se l’astensionismo è stato alto e l’esito della consultazione non è in linea con le nostre idee in fatto di politica. È la democrazia, bellezza!

Questa premessa per arrivare a dire che molti non si riconosceranno nella fotografia del lettore tipo di Alpidoc che salta fuori dai risultati dell’intervista lanciata nei mesi scorsi via web, ma non possiamo far altro che prendere atto di quanto la statistica ci offre.

E allora, a suon di percentuali, ecco il ritratto aggiornato del nostro pubblico quale emerge dalle 714 risposte pervenute. Il termine di paragone è naturalmente quello delineato da Sergio Vizio nel 1997 (Alpidoc 23) in relazione al primo questionario (257 risposte), proposto dopo soli cinque anni di vita della rivista. Da allora di anni ne sono passati altri venti, e, come ha già scritto Nanni Villani nell’editoriale pubblicato lo scorso numero, il mondo nel frattempo è cambiato.

E naturalmente sono cambiati anche i lettori di Alpidoc. Anzitutto sono invecchiati. Se la fascia più rappresentata era infatti quella che oscillava tra i 30 e i 49 anni, oggi il gruppo più nutrito (51%) è composto da ultracinquantenni, cui occorre aggiungere un ulteriore 8% di “over 70”.
I cosiddetti giovani (20-35 anni) sono solo il 10%. Ne consegue che il 28% del campione è composto da pensionati. C’è di che riflettere!

Altra oscillazione (purtroppo al di sotto delle aspettative) si registra all’interno del “movimento femminista”, passato dal 14% al 23,5%. Un drappello sempre piuttosto sparuto se rapportato al numero di donne che “vanno in montagna”, ma probabilmente il CAI è ancora un club per uomini…

Perché chi ha risposto al sondaggio all’89% è un socio CAI (d’altra parte la rivista viene spedita agli ordinari delle sezioni che fanno parte dell’associazione Le Alpi del Sole), che però – udite udite – nel 55% dei casi non prende parte alla vita sezionale (e se lo fa, si limita nella quasi totalità a partecipare alle gite sociali) e nel 53% non conosce l’attività svolta dall’associazione; ma, dato ancora più significativo, il 47% di coloro che affermano invece di essere al corrente delle sue iniziative, in realtà le confonde tout court con le attività sezionali (escursioni, corsi…). Ancora più preoccupante (per il sodalizo nel suo complesso) è il fatto che del CAI al socio CAI che legge Alpidoc interessa fino a un certo punto.

Ovvero, alla domanda se sarebbe gradito che la rivista desse più spazio a quanto il Club Alpino fa in ambito locale e nazionale, il 54% ha risposto che ritiene sufficiente l’attuale impostazione, ma un 27,5% si è dichiarato addirittura favorevole a un’impronta ancora più generalista (o “laica”, ovvero “meno CAI”). Lo stesso discorso ovviamente vale per i contenuti: solo il 20% dei lettori apprezza le notizie relative al “mondo CAI”, e solo il 27% quelle dalle singole sezioni.

Ma allora che cosa interessa al pubblico di Alpidoc? L’escursionismo (86,5%). In tutte le sue varianti e declinazioni. E quale attività pratica il lettore di Alpidoc? L’escursionismo (93,5%). E quale rubrica segue con maggiore attenzione? Sentieri e rifugi (82,5%), che parla di tematiche connesse con l’escursionismo. E gli articoli che più lo stimolano di che parlano? Di escursionismo (proposte di itinerari 80%, resoconti di trekking 60%). Un vero e proprio “risultato bulgaro” di cui nel lontano 1997 c’era solo un vago sentore.

Un ulteriore segno di cambiamento è dato dalla richiesta di apertura territoriale: ovvero, se stando al primo sondaggio soltanto il 32% dei lettori era favorevole a veder pubblicati articoli che trattassero temi non strettamente in relazione con l’ambito delle Alpi d’Oc, nel 2017 la percentuale è salita al 57%. All’interno di questa, a furor di popolo (83%) si chiede l’estensione a Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Si registra anche uno spiccato interesse per le tematiche ambientali, segno di una crescente sensibilità per la natura: è confortante constatare che la montagna non è intesa dal lettore di Alpidoc come “uno spazio dove poter esercitare la propria libertà e da cui le regole dovrebbero essere bandite” (solo il 3,6% lo ritiene tale).

Va detto comunque che, in generale, la rivista piace così com’è. L’opinione di fondo che emerge grosso modo è questa: «Apprezzo il valore culturale di Alpidoc, che va ben al di là di una concezione di rivista sportiva».

Naturalmente, poi, i singoli suggerimenti spaziano in ogni direzione: c’è chi vorrebbe veder pubblicati itinerari per bambini, famiglie e anziani e chi invece itinerari di alpinismo facile al di fuori dai classici percorsi; chi vorrebbe una rubrica di enogastronomia o sulle feste di paese nelle vallate e chi invece auspica di poter leggere reportage di viaggio in luoghi lontani; chi plaude all’eliminazione della cronaca alpinistica così come è stata proposta fino all’anno scorso e chi invece non approva la sua soppressione. Che per inciso tale non è stata. Semplicemente, di fronte alla constatazione che pressoché tutte le relazioni pubblicate erano già disponibili sui vari siti dedicati, da cuneoclimbing in avanti, considerata anche la riduzione del numero di pagine della rivista, è stato lo stesso storico curatore della rubrica a suggerire l’ipotesi di interromperne la pubblicazione. Questo non significa che non verrà più ripresa. Si tratta solo, per le ragioni di cui sopra, di rivederne l’impostazione e di trovare qualcuno che si prenda l’impegno di selezionare il materiale.

Peraltro, sempre alla voce “desiderata”, colpisce per la sua perentorietà, 71,5%, la richiesta di una rubrica dedicata ai libri. Lo spazio, ahimè è ora più che mai tiranno (come ben sa chi, anche su questo numero, purtroppo ha visto “saltare” il proprio articolo), ma dovremo senz’altro soddisfarla.

A proposito di siti, e di web, arriviamo alle dolenti note. L’83,5% di chi ha risposto al questionario non segue Alpidoc sui media (all’interno del misero 16,5% di chi invece lo fa, il 96,5% legge i post su Facebook; Twitter in pratica non esiste, 3,5%; un po’ meglio va Instagram, 10,5%, dove per altro ci sono solo foto…). Ma altrettanto sconfortante è il fatto che il 75,5% dei lettori non va sul sito Alpidoc, e se lo fa è perché legge un post sui social.

Peraltro, il 53% del campione afferma di non frequentare nessun altro sito, o blog o pagina social “concorrente”. Come chiunque sa, la visibilità su internet e sui social si paga. Noi di campagne mercenarie non ne abbiamo mai fatte. La domanda, inevitabile, è: ha senso investire risorse, al di là del tempo e delle energie che già vengono impiegate, per conquistare la propria ribalta all’interno dello sconfinato mare virtuale? Stando a quanto dicono i nostri lettori parrebbe di no…

«Più pubblicità alla rivista e maggiore diffusione nelle edicole e librerie per incrementare il numero di copie vendute. L’ultimo numero, appena preso in mano ho avvertito subito che era più  sottile. Ma come? Con tutto quel che c’è da dire sulle nostre montagne cuneesi! Tre numeri all’anno  sono pochi, mensile no? Io incrementerei le pagine, in barba al web! C’è ancora gente che preferisce il cartaceo, anche a un prezzo superiore. I 3,50 euro attuali mi sembrano pochi, personalmente se costasse anche 5 euro lo acquisterei lo stesso data l’importanza culturale della rivista. Buon lavoro e non mollate!»

Enrica Raviola

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Giochiamo alla spedizione

Scrivere la biografia di Gianni Comino: un’impresa che nessuno finora aveva affrontato. L’ha portata a termine Paolo Castellino, mettendo in luce quello che, al di là delle indiscusse doti tecniche, è il tratto che ha reso l’alpinista monregalese una figura indimenticabile e indimenticata: la capacità di aggregare le persone. Come emerge dal capitolo che racconta l’epica salita invernale alla Nord della Punta Emma.


Percorsi Occitani, diario di viaggio

Sette giorni di cammino, da Villar San Costanzo a Ussolo, raccontati per immagini e incontri. Sette tappe lungo un itinerario nato 25 anni fa grazie a un’intuzione che ha cambiato le sorti della Valle Maira, trasformandola nella più appetita delle mete per gli escursionisti che cercano natura, autenticità, ospitalità.


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