EDITORIALE
Sentieri: servono figure professionali,
non professionisti
Nanni Villani
90 GIORNI
Mondo CAI – Sentieri e rifugi – Speleologia
CRONACA ALPINISTICA
Prime salite
PERCORSI IN QUOTA
Abbiamo un “cammino”, valorizziamolo!
Grazia Franzoni e Marco Berta
ITINERARI
Val Corsaglia, tre escursioni
per scoprire il fascino di una valle appartata
Giuseppe Manni
DA RIFUGIO A RIFUGIO
Ho fatto un trekking!
Anna Ida Maffi
TRAVERSATE
Selvatica 3
Grazia Franzoni e Marco Berta
VIAGGI DI SCOPERTA
Abbiamo toccato il cielo
girovagando intorno al Dito
Ezio Michelis
LE ALPI DEL SOLE
Notizie dalle sezioni
Provate a immaginare due paline piantate l’una di fianco all’altra che riportano per una determinata meta due tempi diversi. Anzi: non immaginatevi un bel nulla, andate a vedervi la foto di pagina 15. A sinistra: Bivacco Enrico Mario h 1,10; a destra Bivacco Enrico Mario
h 1,20.
Si potrebbe pensare alla trovata di un genio del marketing: sollecitando la curiosità dell’escursionista – quale sarà l’indicazione corretta? – lo si spinge a trovare una propria risposta, cosa fattibile solo percorrendo di persona l’itinerario.
In verità si tratta, molto più semplicemente, di un caso che, con discreta dose di benevolenza, potrebbe essere archiviato sotto la voce “svista” (da parte di chi ha piazzato il secondo cartello in ordine di tempo), mentre a essere più severi andrebbe fatto rientrare tra i lavori fatti alla ca…rlona.
Che sia la seconda opzione ad avvicinarsi alla realtà delle cose, risulta evidente da una serie di altri elementi, riportati nel servizio che compare a pagina 15 di questo numero di Alpidoc. Il problema non sono i dieci minuti in più o in meno, ma tempi sbagliati anche di un’ora, indicazioni prive di logica, schiuma sigillante utilizzata come fosse cemento a presa rapida… A ragionarci sopra, è facile però giungere alla conclusione che il deficit non sta solo nella realizzazione. Il lavoro, prima ancora che fatto male, è stato pensato male, con ogni probabilità da un professionista che le montagne fondamentalmente è solito godersele dalla finestra del suo studio. Se non si hanno competenze specifiche in campo escursionistico, i risultati non possono essere che di un certo tipo.
Detto ciò, denunciare quanto è avvenuto ad Acceglio come un caso isolato di mala sentieristica sarebbe ingiusto.
Nelle nostre montagne ci sono altri esempi di indicazioni sbagliate, di segnaletica carente o sovrabbondante, di itinerari che esistono solo sulla carta (la carta dei progetti, neppure quella topografica…). Ma è anche vero che, in generale, il patrimonio escursionistico delle valli del Cuneese negli ultimi vent’anni è stato enormemente valorizzato. La programmazione regionale, legata da ultimo alle risorse assicurate dal Piano di Sviluppo Rurale, gli sforzi della Provincia nel coordinamento, gli interventi di Parchi e Comunità/Unioni Montane nonché Comuni, l’attività delle squadre forestali della Regione (si veda il resoconto a pagina 10) e in alcuni casi dei volontari del Club Alpino Italiano e della Protezione Civile, hanno permesso la creazione e il rafforzamento di una rete escursionistica che oggi è in grado di attirare un flusso corposo e continuo di appassionati provenienti da buona parte del continente europeo.
Dopo anni di crescita, è venuto però il momento di fermarsi. Basta con nuovi itinerari, basta con la segnaletica creativa, basta con iniziative estemporanee di promozione. È tempo di revisione, di miglioramento di ciò che è stato fatto.
Non è tollerabile – tornando al caso di Acceglio – che un trekker venga spedito senza alcuna avvertenza lungo un itinerario che si sviluppa non su sentiero, ma su un’esile traccia su pendii franosi. E ancora: per l’escursionista in transito, i dieci minuti in più o in meno riportati su paline gemelle non cambiano la vita, ma sono un segnale di pressapochismo che non ci possiamo permettere, se davvero siamo convinti che i sentieri rappresentino uno dei motori dell’economia delle nostre valli.
Sul come intervenire per migliorare la situazione, ognuno ha probabilmente una propria ricetta. Personalmente sono convinto che uno snodo fondamentale sia quello della professionalizzazione degli operatori. Il Club Alpino ha istruttori di altissimo livello nelle varie discipline, il Soccorso Alpino mette a disposizione del sistema 118 tecnici molto preparati. Perché, con pari impegno e serietà, il CAI non può pensare, soprattutto a livello locale, alla formazione di “tecnici dei sentieri”, figure in grado di intervenire non solo in sede di progettazione, di realizzazione e manutenzione degli itinerari, ma anche di controllo e coordinamento?
In Francia professionalità del genere già esistono. Il Département des Alpes-Maritimes ha tre dipendenti che seguono esclusivamente la sentieristica. Qualsiasi genere di operazione deve prevedere il loro coinvolgimento, sono loro che sovrintendono alle attività degli operai incaricati della manutenzione. Da noi, nell’attuale situazione di difficoltà degli enti pubblici, è difficile pensare che la Regione e ancor più le Province possano accollarsi compiti del genere (anche se l’ipotesi di impegnare i responsabili delle squadre forestali regionali in ambiti più ampi di quelli attuali potrebbe essere non del tutto peregrina…). Perché allora non pensare a un confronto tra CAI e Regione per individuare un percorso condiviso nell’istituzione dei tecnici dei sentieri?
Partendo da due punti fermi. Rischio da evitare: la creazione dell’ennesima casta. Obiettivo da raggiungere: una rete di itinerari che risponda alle esigenze del fruitore, e non sia invece progettata in base alle mire di amministratori e consulenti vari.
Nanni Villani
Richiedi il numeroAbbiamo un “cammino”, valorizziamolo!
L’Alta Via dei Monti Liguri – trekking che si snoda per 440 chilometri da Ceparana, in provincia di La Spezia, a Ventimiglia, naturale sbocco al mare per noi “sud-occidentali” –, pur avendo tutti i requisiti per attirare, anche dall’estero, gli escursionisti “di lungo corso”, non è ancora conosciuta come merita. Ma c’è chi, oggi più che mai, crede nelle sue potenzialità. Magari all’insegna della mountain bike…
Due valli – Tanaro e Pennavaire – tre rifugi, quattro giorni di cammino tra montagna e mare. Un’impresa alla portata di qualunque escursionista mediamente allenato. Un’esperienza speciale per una “cittadina” che da anni ha appeso lo zaino al chiodo. E che, soprattutto, ha deciso di lanciare una sfida ai propri limiti. Non quelli a cui si pensa di solito…
Abbiamo toccato il cielo girovagando intorno al Dito
Ogni anno la Sezione CAI di Ormea organizza una “spedizione in terre lontane” all’insegna dell’esplorazione ma anche del relax. La meta prescelta per il 2016 è stata l’estrema propaggine nord della Corsica, ricca di antichi villaggi, splendide spiagge e, naturalmente, panoramiche montagne da salire.